CAP 90036, Storia di Dario

“CAP 90036” è una rubrica dedicata alle vostre “lettere“. La storia di questa settimana è quella di Dario
Storia di Dario Corso
Dario Corso – Cantautore

Sono nato fortunato tra delle mura solide piene di affetto. Mi chiamo Dario e faccio il cantautore, delle volte per gioco, altre per lasciare un segno, non a tutti sia chiaro ma solo a chi mi ama oggi, per sempre. Dicevamo, sono Dario, nato nel 1987 in Sicilia nella provincia palermitana. Ti scrivo questa lettera per raccontarti una storia, la mia storia.

Crescere in un paese siciliano non è facilissimo, devi saper interpretare chi ti sta vicino, imparare a vivere, come si dice a Palermo “a menza Parola” (ossia intendendosi senza tante parole) in un contesto difficile e pieno di insidie tra processi culturali molto differenti tra loro. Da Bambino vivo e cresco a Misilmeri, mi diplomo al tecnico commerciale e studio alla facoltà di scienze della comunicazione per qualche anno, laurea che non conseguirò.

Nel maggio 2017 per una serie di combinazioni trovo lavoro in un’azienda di Robotica e mi trasferisco inizialmente in provincia di Modena e in un secondo momento a Castellarano in provincia di Reggio Emilia. Vivo per qualche anno un periodo di serenità fatto di lavoro, casa e vita quotidiana. Periodo che ha consolidato il matrimonio con mia moglie Rosa e concepito la mia prima figlia, Laura.

Ho sempre saputo che niente dura per sempre, ma non avrei mai immaginato che quella vita sarebbe durata per cosi poco. Infatti, un mese dopo la nascita di Laura e nove giorni dopo il mio trentunesimo compleanno, vengo colpito da un infarto del miocardio. Mirano agosto 2018, mi trovo in provincia di Venezia per lavoro. Primo giorno di trasferta, la sera dopo cena avverto un dolore fisso al torace, inizio a sudare e mi sento mancare le gambe. I colleghi, stupiti e increduli, chiamano i soccorsi che nel giro di pochi minuti mi portano in sala di emodinamica. Lì subiscono l’inserimento di triplice stent nella coronaria destra e vengo ricoverato in terapia intensiva.

Dopo il ricovero devo stare a riposo per tre mesi e con mia moglie Rosa decidiamo di trascorrerli in Sicilia con i familiari e gli amici. Passata la convalescenza ritorno al lavoro, ma nulla è più come prima e insieme a Rosa decidiamo di trasferirci in Sicilia definitivamente. Ristrutturiamo una vecchia casa in centro e consolidiamo lì le nostre radici.

Misilmeri, 26 febbraio 2020, ricordo bene quel giorno perché morì mia nonna e senza dubbio assistere a quell’evento è stato per me traumatizzante. Una di quelle esperienze che cambiano la vita, anche perché è successo tutto all’improvviso nel giro di quaranta minuti circa. Questo trauma è stato amplificato da un evento nazionale che ha coinvolto tutti noi, la Pandemia, il lockdown iniziato lunedì 9 marzo 2020. Per me è stato un periodo devastante, ho conosciuto la depressione, gli attacchi di panico, le scosse elettriche che improvvisamente andavano giù dalla mia schiena e le corse in ospedale.

Per la prima volta ho la consapevolezza interiore della morte, gli eventi attorno a me peggiorano il tutto e la mia salute nel giro di pochi mesi peggiora. Subisco altri due attacchi di cuore nel giro di tre mesi. Per farla breve, gli anni successivi, ironicamente ho “spostato” la mia residenza in ospedale tra coronarografia ed angioplastica. Nonostante gli eventi negativi, ho avuto la fortuna di diventare papà di Laura, Filippo e Raffaele ed è per loro che combatto ogni giorno, con le mie mille paure, i miei pensieri e i giorni in cui non ho voglia di fare niente.

Sono loro tre, insieme a Rosa, che mi sostengono. Confesso che il mio chiodo fisso è la paura di doverli lasciare presto, di non poter veder crescere quel poco di senso che ho dato alla mia vita grazie a loro. Pensieri negativi che mi hanno trasformato dal mio essere timido, introspettivo all’essere più sicuro e deciso.

Sin da bambino in casa non mi sono mai mancati gli strumenti musicali, una passione familiare per le percussioni e la chitarra. Questo aspetto, di cui non ho raccontato finora, in realtà, ha preso piede concretamente da poco in me, nonostastante avessi avuto questi strumenti musicali a portata di mano da sempre. Insieme a questa mia voglia di strimpellare è arrivata la lettura. Leggo di tutto e ho letto il tuo libro, “Noi Siamo Immortali”, dal quale sono rimasto affascinato per il tuo temperamento e modo di importi alla vita nonostante lei avesse imposto il suo diktat a te.

Il mio lavoro, la mia patologia, la mia famiglia e le mie passioni mi stanno formando in questo processo cosi effimero che è la vita. Leggo, scrivo ciò che vedo e mi accompagno con una chitarra classica. Per gioco qualche anno fa ho cominciato a condividere nei social le cover di canzoni di altri artisti e alcuni stralci della mia vita quotidiana.

Lì, nei social intendo, ho conosciuto svariate persone nel mondo musicale che mi hanno in una qualche maniera invogliato a scrivere e pubblicare i miei primi singoli. Ho aperto i profili social anche per lasciare un insegnamento ai miei figli, per dire loro che con impegno e dedizione si riesce ad ottenere qualsiasi obbiettivo, che nessuno ti regala niente e per questo devo essere per primo io e poi loro a volere fortemente tutto quello che meriteremo di avere.

Oggi ho cinque stent nel cuore, vivo per la mia famiglia, scrivo canzoni e mi viene da sorridere quando dico che faccio il cantautore. L’unica cosa che mi ripeto sempre è che, nonostante tutto, “sono nato fortunato”.

Per le vostre lettere a CAP 90036 scrivete a info@giovannicupidi.it o la sezione “Contatti” del blog. Grazie.

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