Storia di Massimo che con il violoncello dà il meglio di sé. I diversamente abili dovrebbero essere messi alla prova con impegni “seri” anche nel lavoro
“Sono un insegnante di musica e collaboro con l’associazione Allegro Moderato. La mia associazione si occupa di insegnare musica a persone disabili oppure che vivono situazioni di disagio sociale. Spesso il pensiero comune è che una persona disabile non possa fare qualcosa per hobby, per passione, ma solo per motivi terapeutici e all’interno di un approccio di tipo clinico. La nostra proposta è invece insegnare musica di qualità e aiutare a sviluppare la passione musicale, non fare musicoterapia. Gli ambiti musicali di cui ci occupiamo sono diversificati: suonare uno strumento all’interno di un’orchestra, cantare in un coro, suonare musica rock… Alcune persone disabili, alla fine del percorso, che dura alcuni anni, diventano loro stessi tutor. Ovviamente i percorsi sono calibrati in base alle difficoltà, ma con l’intento di far sentire tutti realizzati e apprezzati per il proprio talento. Ci sarebbero molte storie da raccontare, come quella di Massimo, un signore con sindrome di Down e problemi psichici, apparentemente ingestibile, ma che, quando suonava il suo violoncello, subiva una vera trasformazione e diventava un autentico musicista, tanto che ci si dimenticava completamente che fosse disabile. Portare avanti questo progetto ad alto livello ha molti costi che vengono sostenuti da fondazioni private, sovvenzioni pubbliche, borse di studio per chi ha difficoltà economiche. Abbiamo fatto concerti internazionali, anche oltre oceano, siamo stati invitati per insegnare in altri paesi il nostro approccio e i nostri metodi. Questo ci rende veramente orgogliosi e speriamo di avvicinare sempre più persone alla musica“.
Marco
Le persone che collaborano con l’associazione Allegro moderato sono vicine al modo della musica, musicisti, insegnanti di musica, amanti e “frequentatori assidui” di musica. L’approccio della scuola nei confronti della disabilità non è di tipo pietistico: ai disabili non viene dato in mano uno strumento da suonare a caso, in qualche modo e alla fine grandi applausi. Tuttavia l’approccio non ignora i problemi dei suoi allievi, ma parte dal problema della persona per proporle il percorso più corretto e più adatto alle sue attitudini e capacità. Gli insegnanti avvicinano le persone disabili alla musica, fornendo loro i mezzi adeguati per raggiungere standard qualitativi elevati e aiutandole a sentirsi realizzate. Ovviamente non tutti sono portati per l’ambito musicale, ma in questo modo è possibile capire se la musica possa essere una strada appagante per chi si cimenta e se ci sono dei talenti. Addirittura, alla fine del percorso, alcuni dei loro allievi diventano tutor dei nuovi arrivati e questa per me è proprio la ciliegina sulla torta. Allegro Moderato porta la musica anche in alcuni ospedali di Milano (San Carlo, San Paolo, Niguarda), in questo caso è presente anche una valenza terapeutica, ma non è l’obiettivo principale. A conferma che la strada intrapresa è quella corretta c’è il successo a livello internazionale e così persone disabili, che spesso vivono chiuse in casa, grazie all’associazione, sono riuscite a vivere esperienze che altrimenti non sarebbero state possibili.
Mi piacerebbe che questo sguardo verso la disabilità venisse esportato anche in altri ambiti. Ad esempio nel campo del lavoro, proponendo ai lavoratori disabili professionalità adeguate ai propri studi e alle proprie competenze, invece di offrire loro compiti svilenti che non li valorizzano. Ci vorrebbe maggiore ascolto della persona e più cura nelle proposte: del resto ciò che non possiamo fare lo sappiamo benissimo, ma ci aiuterebbe molto un’analisi più approfondita dei nostri pregi e delle nostre abilità. Per questo apprezzo molto il lavoro di Allegro Moderato, dove si impegnano a far uscire il meglio dalle persone, come nel caso di Massimo.
*Mattia Abbate, l’autore di questa rubrica, è affetto da distrofia muscolare di Duchenne. “Questo spazio dice – è nato per aiutare chi convive con difficoltà di vario genere ad affrontarle e offre alle persone sane un punto di vista diverso sulla realtà che le circonda”. (repubblica.it)