Comunicare la disabilità: una guida per farlo in modo corretto

La guida “Comunicare la disabilità. Prima la persona” promuove una comunicazione rispettosa delle persone con disabilità, evitando termini obsoleti, pietismo e superomismo. Fornisce risorse pratiche per un’informazione inclusiva, specie in contesti sportivi

La comunicazione intorno alla disabilità è un tema sempre più rilevante, non solo per i giornalisti, ma per chiunque abbia il compito di informare e sensibilizzare il pubblico. Con l’obiettivo di promuovere una comunicazione rispettosa dei diritti e della dignità delle persone con disabilità, il Coordinamento per le pari opportunità dell’Ordine dei giornalisti ha ideato una guida intitolata “Comunicare la disabilità. Prima la persona“. Questo strumento, nato dalla collaborazione di figure di spicco come Antonio Giuseppe Malafarina, Claudio Arrigoni e Lorenzo Sani, è pensato per tutti coloro che vogliono affrontare questo tema in maniera appropriata.

L’importanza di una terminologia corretta

Uno degli aspetti chiave della guida è l’uso di un linguaggio che eviti connotazioni negative o stigmatizzanti. Franco Bomprezzi, giornalista scomparso 10 anni fa e pioniere nella comunicazione sulla disabilità, sottolineava come i media spesso prediligano termini ad effetto, contribuendo a una percezione distorta delle persone con disabilità. Un errore comune è utilizzare termini come “diversamente abile” o “normodotato”, che oggi risultano obsoleti e fuorvianti. La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata in Italia nel 2009, stabilisce infatti che il termine corretto è “persona con disabilità”, dove la persona è sempre al primo posto, seguita dalla sua condizione.

Guida Comunicare la disabilità

Evitare pietismo e superomismo

Nella narrazione giornalistica, è fondamentale evitare due estremi: il pietismo e il superomismo. Il primo tende a suscitare compassione, raffigurando la disabilità come una tragedia, mentre il secondo esalta in modo eccessivo le conquiste delle persone con disabilità, quasi come fossero eccezioni al normale corso della vita. Questa guida raccomanda invece di rappresentare le persone con disabilità per quello che sono, senza esagerazioni, e di riconoscere i loro successi con consapevolezza, senza enfatizzare la loro condizione come un ostacolo superato in modo “straordinario”.

Le Paralimpiadi di Parigi e la sfida della comunicazione

Con le imminenti Paralimpiadi di Parigi 2024 e i Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano-Cortina 2026 all’orizzonte, questa guida diventa uno strumento essenziale per i giornalisti sportivi e non solo. Lo sport ha sempre avuto un ruolo cruciale nel cambiamento culturale, contribuendo a spostare l’attenzione dalle limitazioni alle abilità delle persone. La sfida è quindi quella di eliminare il prefisso “dis” da “disabilità”, puntando sulle capacità e sull’inclusione, e costruendo una società davvero per tutti.

Risorse e strumenti per una comunicazione inclusiva

La guida non è solo un insieme di raccomandazioni teoriche, ma offre anche strumenti pratici. Tra questi, linee guida e glossari elaborati da enti come Istat, Agenzia delle Entrate e Banca Intesa, che possono essere utilizzati sia dai giornalisti che dal pubblico generale. Inoltre, è stata pensata anche per essere accessibile a tutti, grazie all’uso di font ad alta leggibilità e layout che facilitano la lettura anche a persone con dislessia o cecità.

In sintesi, “Comunicare la disabilità. Prima la persona” è un’opera che non solo guida nella scelta delle parole giuste, ma invita a una riflessione profonda sul ruolo della comunicazione nella costruzione di una società inclusiva. Come sottolineava Malafarina, l’inclusione è una “parola magica”, e attraverso una comunicazione rispettosa e attenta, possiamo far sì che diventi una realtà concreta.

La guida “Comunicare la disabilità. Prima la persona” è disponibile qui.

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